Essere genitori si sa, non è cosa facile…e quando si tratta dei nostri bambini, mille sono i dubbi e altrettante le preoccupazioni:
Sarà corretta la chiusura della bocca?
E quel dentino lì, che abbraccia il suo compagno, tornerà al suo posto da solo?
Quale sarà l’età giusta per la prima visita?
Il mio piccolo avrà già bisogno di cure?
Care mamme, cari papà, per rispondere a qualcuna delle vostre domande, oggi parleremo di
Ortodonzia Pediatrica Intercettiva e Funzionale..
Vediamo insieme cosa c’è dietro a tutti questi “paroloni”!
L’ortodonzia intercettiva, come suggerisce la parola stessa, ha lo scopo di “intercettare” preventivamente eventuali disarmonie dentali o scheletriche, lavorando sulla risoluzione di problematiche relative allo sviluppo delle ossa mascellari.
Va da sé, quindi, che questo tipo di intervento appare possibile esclusivamente in tenera età!
Agire in ritardo, ahimè, comporta i suoi rischi: dalla necessità di cure più lunghe o costose in età avanzata, all’impossibilità di intervento ortodontico, che si traduce, talvolta, nella necessità di affidarsi alla chirurgia ortognatica o maxillo facciale…altrettanti “paroloni” che non presagiscono nulla di buono!
L’ortodonzia intercettiva rappresenta la prima fase di un programma ortodontico di tipo funzionale.
E cos’è quest’ortodonzia funzionale?
Nient’altro che una branca dell’odontoiatria che ha lo scopo di correggere alcune tipologie di malocclusioni della bocca, ed è riservata ai pazienti in età pediatrica, in quanto agisce, per l’appunto, sulle ossa mascellari in crescita.
Tra le principali malocclusioni infantili ritroviamo il morso incrociato (o inverso), che si verifica quando i denti dell’arcata superiore si chiudono all’interno o dietro ai denti inferiori, il palato stretto e il retrognatismo, una condizione patologica dovuta ad un arretramento significativo della mascella o, nella maggior parte dei casi, della mandibola.
Ma quali possono essere, in età pediatrica, le cause di queste patologie?
Si parla generalmente di fattori genetici ed ereditari, sui quali è possibile agire soltanto in modo limitato, e fattori ambientali, come ad esempio la deglutizione infantile (o atipica), il succhiamento del pollice o del ciuccio, una postura della lingua atipica o sbagliata (che può comportare disturbi fonatori),o la respirazione orale (ossia a bocca aperta).
Tutte queste situazioni, che fanno parte delle cosiddette “abitudini viziate”, possono portare il bambino ad assumere una postura muscolare sbagliata, responsabile, poi, della deformazione delle ossa mascellari.
Ma non solo: alcune di queste situazioni possono portare a danni ancor più gravi in età adulta. La respirazione orale, ad esempio, è un’abitudine di tipo posturale/metabolico che una volta acquisita si automantiene; in assenza di una sua sostituzione, quindi, con la normale respirazione nasale a bocca chiusa, può generare, in età adulta, diverse problematiche funzionali, tra cui un’alterazione morfofunzionale dello scheletro della faccia (la cosiddetta “faccia lunga”) e della schiena; patologie cardiorespiratorie o dell’apparato digerente, problematiche relative all’ossigenazione del sistema nervoso centrale e così via.
Quando si evidenziano, quindi, emissioni di suoni scorretti, una respirazione errata od anche una mimica facciale atipica del bambino, è necessario ricorrere alla rieducazione funzionale: un insieme di tecniche poco invasive che aiutano il bambino, attraverso dei semplici esercizi (stabiliti dal dentista in collaborazione con altri specialisti, quali logopedisti e osteopati) o l’uso di dispositivi ortodontici (detti “educatori funzionali”), a recuperare il corretto funzionamento dei muscoli facciali, intervenendo precocemente sui disturbi della crescita delle ossa mascellari.
Ma quando, allora, è necessario ricorrere all’ortodonzia funzionale?
I casi possono essere diversi:
- Asimmetrie facciali
- Deviazione dei mascellari in chiusura;
- Perdita precoce o tardiva dei denti da latte;
- Respirazione orale;
- Difficoltà nella masticazione, nella fonazione e nella chiusura della bocca;
- Rumori articolari, problemi di digrignamento dentale;
- Denti sporgenti o posizionati in modo errato;
- Presenza di “abitudini viziate” prolungate.
Ma come accorgersi di queste problematiche o della loro gravità?
“Semplice”, direte voi, “portando i nostri bambini da uno specialista!”
Sì, senza dubbio! Ma a che età è opportuna la prima visita?
Alcuni professionisti consigliano di portare il bambino dal medico ortodontista già a partire dai 3 anni di vita, ritenendo possibile la correzione delle disfunzioni e delle abitudini viziate nell’arco temporale dai 3 ai 6 anni; in assenza di evidenti problematiche, altri professionisti ritengono che sia utile far controllare i propri bambini intorno ai 6 anni, età caratterizzata dalla comparsa del primo molare permanente e, quindi, da una cosiddetta “dentizione mista”, ossia da una contemporanea presenza di denti da latte e permanenti, i quali fungono da linee guida per la corretta chiusura dalla bocca.
Il nostro consiglio?
Prevenire è sempre meglio che curare!
Abbiate cura del sorriso dei vostri bambini, in tutti i sensi!
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